Sogni e simboli – seconda parte
Falsa percezione e corretta conoscenza
Per definire il termine Parabole si parte dal suo etimo e dalla struttura compositiva, per poi comprendere come si costruisce, come funziona e qual è il suo effetto.
Apparentemente noi crediamo di saper definire correttamente cosa siano le Parabole e di comprendere facilmente i motivi per cui i Maestri del passato vi abbiano fatto ricorso, nel contesto di un insegnamento rivolto alle masse….e non solo. In realtà, mentre meno chiare appaiono già di primo acchito le distinzioni tra parabola ed altri espedienti letterari quali l’allegoria e la metafora, non è neppure ben noto come si costruisca una parabola, come funzioni e quale sia il suo effetto, e parimenti non sempre si riconoscono i vari momenti distintivi della sua comprensione. Infine, non molto conosciuti risultano i requisiti che si rendono necessari per un insegnamento attraverso le parabole, così come le qualità che si richiedono all’ascoltatore che ne fruisce.
Etimologia e Definizione
Il termine deriva dal latino parabola, che viene dal greco parabolè, sostantivo derivato dal verbo parabàllein, che vuol dire mettere a fianco, confrontare. La parabola si può intendere come un racconto fittizio, che narra cioè una vicenda verosimile – non necessariamente accaduta, ma che si potrebbe verificare – un racconto che si prefigge uno scopo ben preciso, e che è architettato per sortire un determinato effetto e provocare un reazione nell’interlocutore. Arriviamo ora al nucleo del nostro discorso: come si costruisce una parabola, come funziona, qual è il suo effetto?
L’autore della parabola, nel costruire una vicenda immaginaria, ma comunque verosimile, trasferisce provvisoriamente i suoi ascoltatori in un mondo fittizio e successivamente li riporta in quello reale, mettendoli di fronte ad una realtà ben determinata che il parabolista aveva in mente fin dall’inizio e in funzione della quale aveva costruito il racconto.
Si tratta pertanto di un doppio passaggio il cui scopo è quello di portare l’interlocutore ad un giudizio di merito o ad una conclusione che nel contesto della vicenda reale egli non avrebbe espresso perché frenato da quelle resistenze interiori che scattano per tante e svariate ragioni, quali ad es. il coinvolgimento in prima persona o l’impressione che il riconoscere una certa verità debba costare qualcosa.
L’artifizio consiste nel fatto che l’ascoltatore viene indotto dal racconto fittizio ad assumere una posizione netta di giudizio, non comprendendo la simmetria con il vissuto reale di cui è protagonista. Quando si realizza nella sua applicazione, la parabola è come “una doccia fredda” per l’interlocutore, una specie di tranello che quando scatta non consente più di tirarsene fuori.
E’ pleonastico, ma suggestivo, sottolineare il fatto che tale tranello mira alla salvezza e non alla rovina del soggetto, il che costituisce appunto lo scopo del parabolista, il quale attraverso il mascheramento dato dal passaggio fra il reale e il fittizio mette in condizione l’ascoltatore di osservare e giudicare in tutta libertà e imparzialità, portandolo peraltro con dolcezza alla sua stessa conclusione.
L’effetto della parabola consiste quindi nell’impossibilità finale da parte dell’ascoltatore di sottrarsi alla valutazione da lui stesso emessa, per cui V. Fusco acutamente osserva che “la parabola non intende trasmettere un significato, altrimenti se ne potrebbe fare a meno e spiegare senza mascheramenti, ma vuole sortire un effetto”.
La parabola culmina con una sorta di illuminazione istantanea, ma include vari passaggi di comprensione: il racconto va anzitutto capito, poi bisogna coglierne il punto culminante per pronunciare un giudizio, indi percepire la complementarietà fra la vicenda fittizia e quella reale, in modo da trasferire il giudizio da quella a questa.
E’ in tale momento, quando ci si vede coinvolti nostro malgrado in prima persona, che scatta l’effetto sorpresa, e il mascheramento nasce proprio dall’esigenza di volerlo suscitare, per cui la somiglianza fra i dati deve essere relativa e non assoluta, altrimenti ci sarebbe identità e verrebbe a mancare il mascheramento stesso. Tant’è che si dice che la parabola contiene un solo “punctum comparationis” tra fittizio e reale, al contrario dell’allegoria, che ne contiene molti. Ma di ciò parleremo più ampiamente in una prossima discussione.
Fonti e bibliografia: Wikipedia (Enciclopedia Libera) – V. Fusco, Oltre la Parabola, Roma 1983 –
Potete legge la seconda parte di questo articolo a questa pagina web: https://www.yogavitaesalute.it/linsegnamento-attraverso-parabole-seconda-parte/
Giorgio Minardo