Gita Sara è l’essenza della Bhagavad Gita
Una visione elettrotecnica della vita
Simbolo di dolcezza, di semplicità, di innocenza, di purezza e di obbedienza; l’agnello in ogni tempo è stato considerato l’animale sacrificale.
L’Agnello, come la Colomba, è un simbolo di innocenza e purezza presso tutti i popoli della Terra. Nella Bibbia l’agnello è entrato nella simbologia in rapporto con Dio per la sua debolezza e sottomissione, nonché per la dipendenza dal suo pastore; l’agnello è anche simbolo della totale obbedienza alla Parola del Signore e al suo volere, è simbolo della fiducia in Colui che può liberare dalla schiavitù, dalla morte, dalla distruzione e spesso veniva usato come animale sacrificale. Agnus Dei è un’espressione evangelica che in lingua latina significa “Agnello di Dio” e si riferisce a Gesù Cristo nel suo ruolo di vittima sacrificale per la redenzione dei peccati dell’umanità. Infatti nella nostra tradizione cattolica diciamo: “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi”. Nella Bibbia l’agnello identifica il sacrificio per eccellenza, e rimane celebre il passo che vede Abramo immolare l’animale in luogo del figlio Isacco. Questo episodio della tradizione ebraica venne poi adottato dal cristianesimo, che paragonò l’agnello a Cristo perché come l’animale fu sacrificato senza colpa. L’agnello nella religione cristiana diventò anche emblema degli apostoli e in genere di tutti i semplici o gli innocenti, ovvero uomini santi e peccatori redenti.
Si ricorda infatti che proprio nella notte in cui Dio salvò il suo popolo dalla schiavitù, l’angelo sterminatore passò nelle case degli egiziani uccidendo i primogeniti e passò oltre le case degli ebrei che avevano segnato gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello sacrificato. In Israele era consuetudine sacrificare un agnello ogni mattina e ogni sera al tramonto, per l’espiazione dei peccati e per la purificazione.
Quando si sacrificava un agnello il credente offriva a Dio ciò che di più prezioso potesse avere e quindi simbolicamente offriva a Dio se stesso, questo è uno dei motivi per cui l’agnello ha assunto una forte valenza religiosa. Il venerdì santo Gesù, come vittima espiatoria, prende su di sé i peccati dell’umanità ed assume il senso del sacrificio dell’agnello preparato per la Pasqua ebraica e il ruolo salvifico del sangue con cui gli ebrei avevano contrassegnato le loro porte prima dello sterminio. Per questo suo patire, le più antiche immagini ce lo mostrano coricato e non in piedi. Il simbolo però, rimanda anche al Cristo resuscitato e glorificato, come si legge più volte nell’Apocalisse. In questo caso, la docile bestia si afferma non solo come il Purificatore del mondo, ma anche come il dominatore, e l’iconografia medievale ce la presenta con una croce che le trapassa il corpo da parte a parte e verso la quale la sua testa si rivolge con la bocca semiaperta ad invitare con le parole del Signore: «Venite a me che sono dolce e umile di cuore e troverete il riposo delle vostre anime».
Ancora oggi l’agnello è il cibo della Pasqua ebraica ed è l’alimento rituale del calendario cristiano nel quale si commemora la Resurrezione (sostituito anche dalla carne di pecora o di capra). Presso i greci, dove la pastorizia aveva un ruolo preminente, la carne d’agnello era molto consumata. Nell’Iliade anche Achille è spesso descritto mentre cuoce allo spiedo sulle braci agnelli o capretti, la carne ovina era presente anche nella cucina etrusca e rappresentava una prelibatezza in quella romana. La nascita di un agnellino richiama alla mente la bellezza e la fragilità della vita, infatti quando vediamo un gregge sulle nostre strade che va agli alti pascoli, i nostri occhi s’illuminano e cercano gli asinelli, dove sono collocati in sacche i piccoli agnellini.
Quanta tenerezza e delicatezza usano i loro pastori nel salvaguardare il loro benessere. La bellezza dei loro musetti, gli occhi dolcissimi il manto immacolato non ancora sporcato dai sentieri impervi che la vita pone davanti, richiama alle nostre menti la nostra infanzia, il sentirsi coccolati, nutriti e salvaguardati. Mi chiedo “è ancora così oggi?” I nostri bimbi come agnellini ci seguono e noi cosa diamo in cambio? Vedendo e sentendo il mondo di oggi, quanta desolazione, giochi e videogiochi mostruosi sono davanti ai loro occhi innocenti. Questa è la nostra responsabilità, come il buon pastore protegge i piccoli del suo gregge così noi (adulti, forse) dobbiamo salvaguardare l’innocenza dei nostri (Piccoli Grandi) uomini del futuro.
Nei sogni, ‘agnello evoca la nozione del sacrificio liberatore e la purezza dei sentimenti. E’ anche un’immagine legata all’infanzia e all’innocenza. L’agnello bianco rappresenta la luce purificatrice, cioè una presa di coscienza che rischiara una situazione con una luce nuova. L’agnello bianco aiuta ad affrontare stress e tensioni. Il suo manto immacolato rappresenta una speranza.
L’agnello divorato dal lupo quest’immagine è diversa da quella dell’agnello sacrificato. Qui la perdita dell’agnello è sempre una cosa negativa. E’ una parte dell’innocenza intaccata da aggressioni esterne. Il gregge rappresenta l’istinto gregario, quello che ci spinge a ricercare il contatto con i nostri simili, contatto che può mancarci. E’ il bisogno di ritrovare la comunione con gli altri, in occasione di un’attività comune.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Luciana Mologni